Il politically correct sta precipitando nel pensiero unico

Ho l’età per appartenere a quelle persone (perbene) che tanti anni fa di fronte agli studenti che affermavano a voce alta “il sapere è l’arma di pressione di una società bianca, fallocratica, eterosessuale” hanno sorriso, scosso la testa, detto “son ragazzi”. Erano i nonni di quelli che oggi depositano un fiore sulle confezioni di carne nel banco frigo dei supermercati dandoci degli “assassini” (di vacche e di pecore, of course). E noi sorridiamo: “son ragazzi”. Ci è sfuggita allora, ci sfugge oggi, la pericolosità del politically correct e della sua evoluzione. Mi ha confidato un amico, professore universitario in USA (mi ha pregato di non citarlo!) che colà le Università...

Il grande gioco delle mascherine

Attenzione a come usiamo le parole. Non siamo, come dicono i politici e i media, in guerra contro il Virus Cinese, perché in guerra l’uomo è autorizzato a uccidere l’uomo, mentre in una pandemia l’uomo deve cercare di salvare l’uomo. E oggi siamo nel pieno di una pandemia, dove pochi uomini-donne, dei livelli medio bassi della società, tentano di salvare il maggior numero possibile di persone. Al contempo, poche persone della classe altissima stanno giocando una partita per la supremazia del mondo, come è sempre avvenuto dalla notte dei tempi. Mai come in questo caso bisogna tenere separati i “Buoni” dai “Cattivi”.